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Comunicazione

L’Unità della nazione nel XXI secolo, compito complesso per un Presidente della Repubblica

di Francesco Antonich

L’art.  87 della Costituzione affida al Presidente della Repubblica il compito di essere Capo dello Stato e di rappresentare l’unità della nazione. Un endiadi che pone i grandi elettori di fronte ad una riflessione complessa nel definire l’identikit del candidato da eleggere. A noi cittadini, che a seguito delle elezioni abbiamo delegato in bianco a deputati, senatori ed esponenti delle Regioni la scelta del Capo dello Stato, credo rimanga il diritto residuale di riflettere e di esprimere, per quanto possibile, un personale sentimento di cosa ci piacerebbe  venisse ricompreso nel concetto di “unità della nazione”. La dimensione  politica “interpartitica” non è più sufficiente. E forse non lo è più, benché coessenziale, la dimensione geografica e sociale, come percepite nel corso degli ultimi decenni. Il Presidente Sergio Mattarella ha  già più volte sollecitato la riflessione sulle ulteriori dimensioni del concetto di unità nazionale, in un’ottica prospettica ed innovativa. Unità nazionale signìficherà sempre più coesione e conseguimento di un equilibrio tra identità storica, originale italiana e, considerate le dinamiche  demografiche ed immigratorie in corso, un’accorta comprensione di diverse culture e di diversi valori, nonché un lungo, necessario cammino di convergenza verso i principi  democratici ed etici che deve coinvolgere persone e neocittadini di culture giuridiche, religiose e relazionali molto diverse. E’ questa, forse una delle sfide più delicate che spetta alla nostra nazione repubblicana, che richiederà a legislatori, amministratori e al Capo dello Stato discernimento, consiglio e saggezza, per evitare fratture, assicurare suture senza cicatrici, dare prospettiva ad una società italiana del XXI secolo. E infatti la nostra è sempre più una nazione… inter nazionale se non multietnica, nel senso che molti sono coloro che hanno acquisito la cittadinanza pur provenedo da altre “nationes”. Ancora, perfezionata nel 1947, la Costituzione fissa in 50 anni l’età minima per concorrere alla suprema carica dello Stato: un’età quasi veneranda al tempo, ma  che oggi ben si avvicina alla mediana dell’età della popolazione italiana. Il Presidente troverà l’esgenza di dover rappresentare anche un’unità nazionale intergenerazionale: sempre più, infatti, si percepisce il timore di giovani ed anziani, di un divario tra nonni, genitori e figli: occorre che l’arbitro della Costituzione stimoli e vigili perché la collaborazione e la solidarietà tra le persone di diversa età sia sempre più un paramentro di efficacia e di efficienza delle leggi, in particolare quelle relative al lavoro, all’economia, alla previdenza sociale, alla determinazione degli standard di welfare e di qualità della vita. Ma l’unità nazionale, si articola anche nel coordinamento e nell’esercizio equilibrato e complementare delle attività di tutti i soggetti che la Costituzione riconosce quali attori della vita e del destino del Paese, della sua stabilità, della sua difesa e della sua promozione nel contesto globale del mondo. L’elenco qui si farebbe lungo, a cominciare dai corpi intermedi, finalmente non più considerati corpi estranei, ma piuttosto percepiti sempre più connettori sociali e portatori di progettualità, come riconosciuto dalla Presidenza in scadenza e dimostrato nel corso di questi anni di pandemia. Infine, l’unità nazionale come condivisione di cultura, valori, prospettive, come casa comune sostenibile e compatibile con la salvaguardia del creato e  del patrimonio del territorio italiano e delle sue ricchezze storiche, ambientali ed umane. L’agenda del Presidente della Repubblica per il 2022-2029 è già densa perché è il concetto stesso di unità nazionale ad evolversi in modo più complesso, o forse solo più completo; è l’effetto collaterale positivo di un Paese che dal 1948, nonostante le molte pagine di storia, nonostante qualche buia notte della Repubblica, ha saputo sempre, unito, costruire il proprio futuro, anche guardando, fiducioso e confidente, al tricolore che garriva sul Quirinale.

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