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Comunicazione

Turismo: il 2020 sarà ground zero per la colonna portante dell’economia del Paese.

Bastano solo questi due dati, diffusi oggi da Confturismo nazionale ed elaborati dalla massima autorità economica mondiale, vera e proprio “ONU” del mondo dei viaggi e del turismo, la World Travel end Tourism Council (WTTC), per capire la dimensione della  voragine economica in termini di reddito che abbiamo di fronte: 120 miliardi di euro la perdita di volume d’affari complessivo generato dal turismo; 30 milioni di turisti in meno in Italia, e solo per il periodo sino al 31 maggio, quando tutte le festività e i ponti, da Pasqua a Pentecoste saranno vissute  ancora blindati nelle proprie case.

Ma a preoccupare di più è che molte imprese in difficoltà, a cominciare da quelle familiari per arrivare anche ad importanti gruppi nazionali, potrebbe scatenarsi una corsa, da parte dei grandi gruppi della finanza mondiale e delle multinazionali del settore per acquistare letteralmente in svendita, quando non ad un’asta fallimentare, i gioielli  di un asset strategico che costituisce il patrimonio del nostro Paese. Tradotto in cifre, stiamo dicendo che il turismo contribuisce con 17 miliardi di euro al saldo attivo della bilancia commerciale italiana e al 15% dell’occupazione secondo Banca d’Italia e vale il 13% del PIL secondo il WTTC.

Per non parlare dell’indotto. Quasi 90 milioni di presenze in meno nelle strutture ricettive turistiche, infatti, significa anche una raggelante contrazione, e per diversi mesi di presenze nei ristoranti e pubblici esercizi, nello shopping, nei trasporti locali, nelle visite guidate alle città d’arte, ai musei, ai siti archeologici.

Il rapporto Confturismo delinea un quadro  ancora più fosco per il prossimo futuro: sui quasi 200 miliardi di volume d’affari complessivo che il turismo genera – direttamente e tramite effetti su altri settori – le previsioni meno pessimistiche indicano una perdita nell'ordine del 60% da qui a fine anno. E va aggiunto che sono totalmente fermi i viaggi degli Italiani all'estero: significa una secca sottrazione di 22,5 milioni sino a tutto settembre.

Occorre dunque che il Governo intervenga davvero con misure adeguate, straordinarie, eccezionali: analogamente a molti settori produttivi e di servizi che potranno però via via gradualmente ripartire e che possono contare su una domanda congelata per decreto, ma in attesa di essere soddisfatta, il turismo si trova con una domanda depressa per un periodo più lungo, anche perché l’epidemia  si estinguerà comunque con tempi molto diversi da paese a paese e da continente e continente: la guerra per il turismo e i viaggi è appena iniziata e quando finirà, il settore necessiterà di interventi che forse non saranno sufficienti a livello solo nazionale, ma di strumenti eccezionali messi a disposizione dall’Unione europea e dalle autorità economiche e finanziarie  intergovernative mondiali.

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