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Comunicazione

Gioiellerie chiuse

Nell’ambito delle limitazioni introdotte dal governo per il contrasto della pandemia da covid, è stata prevista la chiusura di tutte le gioiellerie, ritenute attività non essenziali. Da Federpreziosi Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia lancia l’allarme sulla tenuta del settore, attraverso il vicepresidente Marco Agazia.
 
La categoria dei gioiellieri – premette – è assolutamente consapevole della gravità del momento che da più di un anno attanaglia il nostro Paese e il mondo intero e si è dimostrata da subito responsabile e collaborativa, attrezzandosi con tutti i dispositivi previsti dal protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. La sicurezza, d’altra parte, è una “vocazione” della categoria, basti solo pensare che per accedere nei nostri negozi è necessario suonare un campanello e farsi riconoscere. Ciò è sicuramente a prova di assembramenti e rispetta la raccomandazione delle autorità che prevedono la limitazione degli accessi di clienti e collaboratori in spazi ristretti, quale può essere quello di una gioielleria”.
 
Agazia sottolinea: “Alla luce di queste considerazioni, la categoria non comprende le motivazioni per cui il legislatore abbia ricompreso nelle categorie sospese – per la verità molto poche – il commercio al dettaglio di oggetti preziosi, quando altre attività al dettaglio considerate essenziali vendono beni che tanto essenziali non sono. Basta girare per le nostre città per rendersene conto. Quello del gioielliere, soprattutto nelle piccole realtà, è un ruolo importante per le comunità: non solo accompagna tutte le cerimonie che costellano il percorso vita di tutti noi, ma anche incarna la possibilità di donare, attraverso un monile un momento di felicità e di spensieratezza in un periodo drammatico per molti nostri concittadini”.
 
Di qui l’appello del vicepresidente di categoria: “Chiediamo di poter riaprire – afferma Agazia – La nostra può sembrare una proposta irriverente, ma vi assicuro che non lo è. Anche noi abbiamo una famiglia, dei dipendenti e non crediamo che dei “ristori” possano rappresentare la soluzione. Essere aperti significa molto per tutti noi e le nostre aziende, in maggior parte a conduzione familiare. Fateci riaprire, dunque, nel rispetto di tutte le regole di prevenzione. Quello che vendiamo è prezioso, ma ancora più prezioso è il contributo che possiamo dare alla ripresa dell’economia”.
 
Alvise Sperandio
Ufficio stampa Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia

 

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