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Comunicazione

Contro i postumi da COVID-19, politiche forti per riprenderci la Qualità della Vita

Dopo il “Covid-19”, non sarà più sufficiente promuovere con campagne di marketing il Bel Paese: a differenza dell’11 settembre 2001, questa volta il “nemico” è rappresentato dall’invisibile e l’emotività cambierà molto gli stili di vita.

 

Oltre le indispensabili misure d’emergenza, servono politiche strutturali di lunga prospettiva. Serve una politica organica e specifica per il terziario di mercato, a cominciare dal turismo e dall’economia di città: ricettività, commercio, ristorazione, mobilità, logistica, servizi a persone ed imprese, professionisti. Bisogna prevenire che il destino del turismo italiano, quando potrà riprendersi, rischi di essere lasciato alla governance dalle multinazionali, spesso appoggiate dai governi, che ne stanno già ridefinendo flussi, target di mercato ed investimenti. Si devono inoltre contrastare speculazioni, possibili a causa del profondo turbamento del mercato, sulle aziende indebolite, sugli immobili strumentali: un cordone sanitario contro i fallimenti, l’epidemia della disoccupazione.

 

Senza soluzione di continuità, già durante la crisi, si lavori su due assi. Un primo, culturale e sociale, un altro politico strategico.

 

Il cambiamento culturale e sociale è quello di non considerare più l’ospitalità italiana e tutto il suo indotto attività “ricettivo-fatturiera” o “commercio minore e di prossimità”, ma un sistema di imprese con un proprio definito ruolo sociale, non replicabile fuori dall’Italia, generato da un mix unico: la storica cultura intergenerazionale degli imprenditori, dei lavoratori e dell’imprese, spesso familiari. Patrimonio basato su un’estetica delle strutture e ancor più delle relazioni, del servizio all’ospite, dei negozi, dei luoghi e dei contesti in cui sono inseriti.

 

Secondo asse, tutelare questo Patrimonio con una Politica che sia parte della politica estera del Paese, di promozione e di presidio dei propri asset, forte nei tavoli decisori, internazionali, in grado di interagire con gli Stati con efficacia e assertività su questioni che impattano sul nostro PIL, compresi casi di sciacallaggi mediatici globali, eventi critici di qualsiasi tipo: emergenze sanitarie, climatiche, o di sleale concorrenza. Serve un vero kit dell’UE di misure strutturali pronte, automatiche, per interventi d’emergenza per i paesi colpiti. Oramai è tardivo un grappolo di politiche singole; serve una politica organica per ridare qualità della vita alle nostre espressioni urbane: si parla di una voce che si leva da imprese, da lavoratori e da famiglie, una voce indispensabile per l’attivo del conto economico del Paese: lo dimostreranno le prossime (mancate) entrate fiscali. Su questo no, non lasciamoci sorpassare da Stati che hanno “scoperto” il Covid-19 ben dopo di noi!

 

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