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Comunicazione

Settore moda in grave difficoltà anche in provincia di Venezia e Rovigo

“Abbiamo chiuso un pessimo 2020 e aperto un ancor peggiore 2021 forte calo delle vendite molti negozi hanno chiuso per sempre, ora il nuovo look down ci sta mettendo in ginocchio.
 
L'APPELLO - "Il governo ci faccia aprire i negozi o li chiuderemo per sempre!” Giannino Gabriel, presidente di Federazione Moda Italia Confcommercio Metropolitana di Venezia Rovigo (è anche presidente regionale e vicepresidente nazionale) raccoglie il grido d’allarme degli operatori del settore moda – abbigliamento, calzatura e accessori – e ribadisce: ”La chiusura per covid del comparto moda  è inspiegabile perché offriamo il rispetto di della sicurezza igienico sanitaria come o più che in altre attività che invece sono aperte. Dei ristori promessi sono arrivate al momento solo briciole” .
 
Gabriel lamenta i ritardi ma anche l’esiguità dei ristori e delle misure di aiuto messe sino ad ora in campo: “Se il Governo ha messo a disposizione del credito agevolato, solo il 35% è stato concesso a chi lo ha richiesto, anzi implorato”, e tiene a precisare: “ In realtà, in larga parte le banche hanno utilizzato i fondi per ristrutturare nostre vecchie situazioni a debito. Noi per ripartire abbiamo bisogno di quel credito disponibile che le banche ci negano”.
 
Il presidente di Federazione Moda Italia chiede a gran voce “Indennizzi adeguati e proporzionali alle dimensioni dei nostri negozi e alle perdite subite e tempestivi per non far chiudere i negozi ora e farli crescere quando tornerà la normalità”. E aggiunge: “Fiduciosi di questi primi 11 milioni di Draghi, abbiamo bisogno di coprire almeno i costi fissi delle nostre aziende per resistere. Verranno dati solo a chi ha perso più del 30%? Mediamente in Italia i negozi hanno registrato perdite per il 27%,  quanti resteranno a bocca asciutta ? Inoltre, chiediamo che vengano risarciti quelli hanno dovuto chiudere e che chiuderanno per covid, e il rimborso attraverso il credito d'imposta del 30% delle rimanenze della scorsa primavera e dello scorso inverno: ciò consentirà di praticare nuovi sconti per liberare le nostre rimanenze  ed acquistare ancora per rilanciare la produzione e l'intera filiera .” Ed estende un appello a tutti, anche ai clienti, affezionati e non: “Aiutateci a resistere, comprate nei vostri negozi sotto casa nei vostri centri storici,  assieme formiamo una bella squadra per migliorare le nostre città, per mantenere accese le vetrine e darci una bella qualità di vita”.
 
I NUMERI - Secondo un'indagine di Federazione Moda Italia-Confcommercio sui saldi invernali, le vendite in provincia e regione di abbigliamento, calzature e accessori registrate a febbraio 2021, rispetto a febbraio 2020, sono in calo del 30%, dopo il calo del 44% del mese di gennaio 2021 su gennaio 2020. Dopo un gennaio difficile, anche a febbraio non c’è stata un’inversione di tendenza delle vendite nei negozi di moda. Un’impresa su quattro (25,2%) ha dichiarato un calo tra il 50 e il 90%, una percentuale ancora troppo elevata dovuta presumibilmente all’importante ricorso a percentuali di sconto elevate. Quasi 8 imprese su 10 (77,5%) hanno, infatti, dichiarato di aver proposto sconti tra il 30 e il 50%. Oltre tre imprese su dieci (33,8%) hanno praticato sconti medi del 50%. A febbraio, i consumatori hanno continuato a prediligere maglieria, tute, pigiami, intimo e pantofole mentre, in sofferenza risultano cravatte, abiti da uomo e valige. L'indagine, infatti, evidenzia tra i prodotti più venduti: la maglieria (49,0%), giubbotti, cappotti e piumini (38,8%); pantaloni (32,3%); jeans (32,3%); abiti donna (19,8%); scarpe donna (18,6%); borse (16,3%); accessori (14,8%); sneackers (12,5%); tute (12,5%); intimo (12,2%). In sofferenza le vendite di: abiti da uomo (4,2%) e valige (1,1%).
 
“La maggior parte delle transazioni è avvenuta cashless – afferma Gabriel – I pagamenti preferiti sono quelli con pagobancomat (82,5% delle preferenze multiple); seguono quelli con carta di credito (58,2%), mentre l’utilizzo dei contanti (7,6%) è una scelta residuale soprattutto per le spese di importo basso. I saldi e le promozioni libere in Veneto sicuramente hanno aiutato i commercianti a vendere di più, ma a prezzi estremamente bassi per non accumulare nuove rimanenze. I consumatori hanno fatto ottimi affari, ma noi non abbiamo guadagnato niente o poco. Le perdite di incassi vanno dal 30% dove è andata bene per arrivare fino al 90%  nelle zone turistiche totalmente svuotate come ad esempio Venezia”.
 
 
Alvise Sperandio
Ufficio stampa Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia
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