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Comunicazione

Mattarella, Presidente che ha rinnovato il valore dei corpi intermedi, connettori sociali

Il 29 aprile 2016 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella partecipava, per la prima volta nel suo mandato, all’evento di un’associazione di categoria, il 70° anniversario di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Una presenza silente, il Presidente infatti non pronunciò alcun discorso, ma di certo significante. Le rappresentanze dell’impresa e dei lavoratori scontavano un perido segnato da una sorta di “dottrina politica” di demistificazione, rasente la delegittimazione, dei cosiddetti corpi intermedi che qualche politico di rapida carriera aveva semanticamente relegato a corpi estranei. Quella presenza del Capo dello Stato a Venezia, al Gran Teatro La Fenice, aveva costituito una testimonianza costituzionale forte: non occorreva parlare perché bastava rileggere la Costituzione, artt. 39 e 99  ed avere consapevolezza della Storia. Quella presenza, a quell’evento e quelle analoghe successive, si confermavano possibili perché da 70 anni esisteva la Repubblica e dal 1948 avevamo una Costituzione che fondava il destino dell’Italia sul Lavoro, sulle distinte responsabilità individuale, collettiva ed associativa e sulle relazioni tra ogni componente, singola e partecipativa, della Nazione. Altro che meri corpi di intermediazione…piuttosto agenti di vera e propria connessione sociale. Da allora, il Presidente Mattarella è intervenuto, anche con la sua parola, ad altri eventi di associazioni di categoria e sindacati dei lavoratori. Ha utlizzato ancora la locuzione “corpi intermedi”, vero, ma ci piace pensare che, dietro l’equilibrio dei suoi segni, quella locuzione solleciti una rinnovata considerazione ad ogni livello, nazionale e locale, di chi ha saputo mantenere in questo momento di depressione generale, il Paese e il mondo del lavoro tra loro connessi, a cominciare dalle tantissime piccole imprese familiari, quelle che non possono vantare un contatto diretto e para istituzionale con le governance, nazionale, regionale e locale come le grandi imprese.  Più che la scampata soppresione del CNEL, è l’attraversata del deserto, ancora in corso, della pandemia da Covid-19 ad aver confermato ed evidenziato, come riconsociuto dagli stessi associati ed iscritti, gli insostituibili ruolo, legittimità e funzione costituzionale, anche nelle esigenze ed emergenze quotidiane, dell’attività sindacale, confermando il monito del Presidente della Repubblica a considerarli attori coprotagonisti del presente e del futuro del Paese; inoltre, non pare eccessivo aggiungerlo, senza considerare che una rappresentanza conti più di un’altra, poiché mai come in questo momento rappresentare significa capacità di offrire, condividere e armonizzare progettualità, accompagnamento nella ripresa, capacità di dialogo e di interconnessione tra le diverse componenti: intelligenze, competenze, territori e città del Paese. In questo cambiamento d’epoca non è poco per il mondo dell’economica e del lavoro aver ricevuto orientamenti e sollecitazioni così importanti da colui che rappresenta l’unità nazionale: sta ora ai singoli soggetti di questo mondo interpretare e concretizzare correttamente le aspettative di chi rappresenta. Ma la politica, dal Parlamento al Governo, alle Regioni, deve affinare le competenze di ascolto, di risposta ad istanze e proposte per realizzare aspettative e progettualità rappresentate.

Francesco Antonich

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