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Comunicazione

Fondamentali dell’economia ancora troppo deboli e un quadro generale internazionale molto instabile: servono risposte strutturali urgenti per garantire la tenuta in autunno

L’Istat ha diffuso i dati del PIL relativi al secondo trimestre e stimato l’andamento per il 2018, al netto degli effetti della stagionalità: in sintesi, la variazione del Pil acquisita per il 2018 risulta essere pari +0,9%. Ma se vi è stata una crescita generalizzata positiva, va detto che i consumi finali nazionali sono cresciuti appena del +0,1%, mentre più reattivi si sono dimostrati, sempre su base annua, gli investimenti fissi lordi: +2,9%, ma, va ricordato, moltissimo deve essere ancora recuperato al periodo “pre crisi” del 2008.

Se si registra una positiva variazione delle scorte (+0,2% segnale che di solito anticipa una fase di ripresa), è anche vero che la domanda dall’estero tira bruscamente il freno con  -0,5%, e la probabile guerra dei dazi che sta per aprirsi rischia di aggravare la situazione. Il Pil nei servizi è cresciuto appena del +0,2%, poco meglio il manifatturiero con +0,4%.

Dati positivi, certo, ma che non consentono di sciogliere riserve e preoccupazioni e che necessitano di misure strutturali urgenti, come del resto ha rilevato nei suoi report succedutisi in questi mesi lo stesso Centro Studi di Confcommercio.

Il think tank Confederale segnala che l’Istat ha registrato nel mese di agosto un rimbalzo del tasso di inflazione, salito all'1,7% contro l'1,5% di luglio: ad orientare il trend l’aumento dei prezzi dei servizi di trasporto, conseguenza anche del precedente rincaro dei carburanti nonché di effetti propriamente stagionali, che hanno registrato un incremento dal +1,7% di luglio al +2,9% di agosto.

Sul fronte dei consumi, in aumento sia i beni alimentari (da +1,8% a +2,3%), in leggera flessione beni energetici (da +7,9% del mese precedente a +7,6%) e i cosiddetti beni alimentari non lavorati (da +3,6% a +3,0%).

Sempre l’Istat segnala che per quanto concerne l’occupazione, dopo il calo di giugno, la stima degli occupati a luglio ha registrato ancora una lieve flessione (-0,1% su base mensile, pari a -28 mila unità). Il tasso di occupazione rimane stabile al 58,7%: in sintesi però il tasso di disoccupazione cala al 10,4%.

L’Istituto di Statistica Nazionale commenta così il dato: “la diminuzione congiunturale dell'occupazione è interamente determinata dalla componente femminile e si concentra tra le persone di 15-49 anni, mentre risultano in aumento gli occupati ultracinquantenni".

Da rilevare che, sempre su base nazionale, nell'ultimo mese c’è stata una flessione per i dipendenti permanenti (-44 mila), mentre crescono in misura contenuta i dipendenti a termine e gli indipendenti (entrambi +8 mila).

Sono questi i primi dati dei fondamentali dell’economia italiana con i quali i tecnici del Governo, alle prese con l’elaborazione della Legge di Stabilità 2019 dovranno letteralmente fare i conti. La ripresa dell’inflazione tuttavia non sembra ancora un effetto della ripresa dei consumi – anche se la stagione turistica, estremamente positiva e in via di conclusione, ha senza dubbio rappresentato una boccata d’ossigeno per molte aree del Paese – e il clima di fiducia tra cittadini e ancor più tra le imprese è tutt’altro che positivo.

Permane l’incertezza su cosa farà davvero il Governo in merito all’IVA: Confcommercio continuerà a ribadire ad ogni livello che qualsiasi ipotesi di aumento, anche solo dell’aliquota più alta, costituirebbe un pesantissimo segnale. Inoltre preoccupa la situazione internazionale: si sta per aprire una difficile stagione per i mercati con dazi ed altre barriere i cui effetti colpiranno proprio le economie più fragili e in timida ripresa come quella italiana. La prossima Legge di Stabilità 2019 dovrà gioco forza tener conto di questo scenario: dopo un decennio di crisi, misure restrittive e allentamento della vigilanza sulla spesa pubblica avrebbero conseguenze pesanti su tutti i cittadini.

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