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Comunicazione

Il dilemma delle risorse, tra emergenza idrogeologica e infrastrutture

di Francesco Antonich

Si possono destinare risorse all’innovazione delle imprese, tutelare il made in Italy, le nostre produzioni agricole, le bellezze culturali, paesaggistiche, balneari, ma se queste vengono spazzate dagli eventi meteorologici e tellurici, non avremo nulla da offrire. La priorità, di fronte a dinamiche parossistiche del clima, è una terapia intensiva di salvaguardia del territorio del Paese, di ogni Paese d’Europa. Lo confermano i bacini di laminazione costruiti recentemente nel Veneto che attutiscono gli effetti altrimenti disastrosi delle intense piogge di questi giorni. Opere puntuali, efficaci; altre opere ingegneristiche “tascabili” andranno realizzate negli altri ambiti a rischio. E’ questa la strada giusta.  Un investimento rispetto allo sperpero per il rammendo di città, campagne, intere province dopo disastri materiali e tragedie umane. Per questo non si comprende come si vogliano destinare risorse a progetti che rischiano di unire grandi fragilità del Paese e infrastrutture atrofizzate, con enormi risorse, forse appena sufficienti per risolvere le situazioni a rischio e le tante infrastrutture incompiute, pur indispensabili, che oggi configurano una nazione segmentata, vittima di faglie e smottamenti. La politica abbia la cultura di ascoltare la scienza e le comunità locali per compiere le scelte opportune, per resistere, adeguarsi, riambientarsi, con l’obiettivo di preservare le proprie comunità ed economie che le sostengono, cominciando dai diversi territori. Un’agenda del “fare e fare bene” che attende di essere scritta e sottoposta al vaglio degli elettori, a livello locale, nazionale ed europeo, visto che meteo e geofisica, non conoscono confini né di regione né di Stato.

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