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Comunicazione

Legalità ci piace! Giunta alla IX edizione la giornata di Confcommercio dedicata ai temi della legalità e allo stato della sicurezza delle nostre città

Giunta alla nona edizione, l’iniziativa Legalita, ci piace!, di Confcommercio-Imprese per l’Italia, quest’anno ha dedicato,  grazie al proprio Centro Studi, un focus particolare alle realtà urbane  a seconda delle loro dimensioni, includendo anche il profilo di molte località della Città Metropolitana di Venezia, per capire meglio come le imprese del terziario di mercato  percepiscano la sicurezza delle imprese e delle persone. In particolare per il veneziano ed il rodigino si sono considerate le realtà con fascia tra i 10 mila e i 50 mila abitanti e quelle tra i 50.000  e 250.000 abitanti (come il Comune di Venezia ed il suo hinterland).

Emerge come mediamente l’11, 5 % delle imprese ritenga che la criminalità sia in aumento, soprattutto racket, furti, rapine, ma circa l’80% proponde per un giudizio di sostanziale stazionarietà con gli anni precedenti.

Guardando alla percezione, ed i particolare a quale tipo di crimini si ritiene in crescita, l’usura è considerata come il crimine in via di maggior diffusione, per il 25% degli intervistati, seguito dall’abusivismo commerciale (22%), furti (21% ma con punte del 24,8% per l’area capoluogo, mentre sono considerati da meno del 20%  vandalismo, aggressioni, violenze alle persone. La contraffazione riscontra una punta del 21% nell’area urbana più vasta, come le rapine.

Dunque usura e racket è tra le piaghe maggiormente più temute soprattutto dagli esercenti di bar, ristoranti e negozi: per oltre il 17% degli intervistati la situazione sarebbe persino d’allarme.

Cresce comunque la fiducia degli esercenti nell’attività delle forze dell’ordine ed anche delle rappresentanze di categoria: almeno il 52% degli intervistati si dichiara pronto a sporgere denuncia e il 42% a segnalare, seppur informalmente, episodi ritenuti criminosi alla magistratura e alle forze dell’ordine. Ma anche il rivolgersi alle associazioni di categoria per essere aiutati ad uscire dalla trappola degli strozzini e dell’estorsione è considerato più che opportuno da almeno un terzo degli esercenti ascoltati. Tuttavia permane ancora un quarto degli imprenditori disorientato e smarrito, che ritiene di non fare nulla anche perché ritiene ogni azione non efficace.

La ricerca conferma la sensazione comune che criminalità e insicurezza siano conseguenze del degrado, riscontrato da oltre la metà degli intervistati nei comuni tra i 10 mila e 50 mila abitanti, ma reclamato dal 58% degli imprenditori dei comuni tra i 50 mila e i 250 mila abitanti: a colpire è che  se il degrado è percepito come consolidato in periferia, esso viene oggi percepito anche da oltre la metà degli imprenditori del centro.

Nella realtà metropolitana del veneziano, il 18% ritiene che la qualità della vita della propria zona sia peggiorata, mentre il 77,5% la ritiene sostanzialmente stabile, comunque il 60% degli intervistati condivide l’idea che il degrado sia una causa diretta dell’andamento negativo dell’impresa.

Interessante anche le considerazioni  sulle cause che impattano negativamente sulla qualità della vita della comunità che vive attorno agli esercizi commerciali e più in generale del Comune di riferimento: Se a pesare maggiormente è la diminuzione del reddito dei residenti (66%)  e la diminuzione della sicurezza personale (67%), viene considerato negativo anche l’impoverimento  dell’offerta formativa (scuole, università: 62%), la chiusura di esercizi di servizio alla persona e degli esercizi commerciali, (65%) fenomeno acuitosi anche a seguito della crisi economica quale effetto della pandemia Covid-19, unitamente all’aumento della disoccupazione, segnalato, quest’ultimo, dal 54% degli intervistati.

Per il campione di impese dei comuni metropolitani, vanno adottate misure che prevengano il degrado, ma non solo. Vanno incrementate le aperture di esercizi commerciali (37%), contenuti  fenomeni di emarginazione sociale (35%)ma contestualmente  aumentati i servizi alla persona (25%)soprattutto per giovani ed anziani, e una più dinamica offerta di eventi culturali, aggregativi e sociali (21%).

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