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Comunicazione

POS: il Consiglio di Stato frena (per ora) le sanzioni

La notizia è tutta da studiare, è il caso di dirlo, trattandosi di un parere del Consiglio di Stato, ma è già un segnale significativo: il parere, emanato lo scorso 1 giugno, dal Consiglio di Stato, intima l’alt alle sanzioni fino a 30 euro per chi, commercianti o professionisti, non accetta i pagamenti con carte. Il parere è stato emanato nell’ambito del sindacato dello schema di regolamento del ministero dello Sviluppo economico di concerto con l’Economia, decreto con il quale s vuole scoraggiare ogni ostacolo alla piena diffusione della cosiddetta moneta elettronica.

Alla base del parere del Consiglio di Stato in un richiamo del testo del decreto non corretto, e quindi non applicabile nelle sue conseguenze, all’art. 693 del Codice penale, secondo cui «chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro». Per il Consiglio di Stato si tratta di una vera e propria forzatura non ammissibile: il testo “in bozza” del decreto, almeno in questa parte, dovrà quindi essere riscritto: nel frattempo, va considerato, è anche cambiato Governo e titolare del dicastero interssato, elemento che potrà sicuramente ripercuotersi sul destino del testo definitivo.

Attualmente, si ricorda, non è prevista alcuna sanzione per la mancata installazione del Pos o di la mancata accettazione del pagamento, fatto che è stato comunque sottolineato dallo stesso Consiglio di Stato, che ha rimproverato, a suo modo, la permanente inefficacia del testo legislativo.

In attesa di  un approfondimento sulla questione, che Confcommercio sta seguendo a livello Confederale, sembra utile considerare che l’orientamento della massima istanza della giustizia amministrativa è per un percorso alternativo a quello previsto dall’impianto proposto dal precedente Governo, in quanto la lotta al riciclaggio, all’evasione e all’elusione, devono si essere  perseguiti ma nel pieno rispetto dei fondamenti dell’ordinamento giuridico, per i quali il richiamo all’art. 693 è completamente fuori luogo. Ma attenzione: è lo Stesso Consiglio di Stato a richiamare comunque l’obbligatorietà di un meccanismo sanzionatorio, ma per l’appunto coerente con l’ordinamento giuridico che disciplina le attività commerciali e professionali, il che potrebbe far sì il decreto finisca per individuare una norma sanzionatoria “più soft” prevista in casi analoghi per i cosiddetti “inadempimenti di carattere residuale”.

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