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Comunicazione

Tari ancora pesante per le imprese, leggera flessione nel veneziano. Il Presidente Zanon: ridurre i costi e migliorare il servizio si può e si deve.

L’annuale ricerca di Confcommercio-Imprese per l’Italia, compiuta attraverso gli strumenti  del portale confederale “osservatoriotasselocali.it” , dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti (TARI) e delle elaborazioni di OpenCivitas (promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle amministrazioni locali) dimostra che la gran parte dei Comuni capoluogo di Provincia continua a registrare una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni.

Per quanto concerne la Città Metropolitana di Venezia, l’indagine di Confcommercio-Imprese per l’Italia ha rilevato che nel Veneziano la TARI nel 2018 è costata alle imprese complessivamente 93,4 milioni di Euro, con leggero decremento rispetto al 2017 (98,8 milioni di euro), pari a -3,5%. La TARI pro capite nel veneziano si è assestata, sempre per il 2018 intorno ai 365 euro, scendendo di poco rispetto al dato del 2017 (377,5 Euro), una sensibile contrazione del 3,3% ma rimane ben al di sopra del dato medio del Veneto (234,32) e nazionale (223,96), dato ancor più elevato se comparato a quello di Vicenza (193,4 euro), Padova (192,4 euro), Verona (180,4) e Rovigo (178,6).

Per Massimo Zanon, Presidente di Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia, questa contrazione, in contro tendenza con la dinamica nazionale è una prima buona notizia: “Un segnale senza dubbio positivo che la TARI complessivamente cominci a scendere, ma i margini per ulteriori ribassi ci sono se tutto il sistema migliora la propria efficienza, a cominciare dal costo del servizio, al miglioramento del sistema di raccolta: qui indispensabile passare al più presto dal sistema presuntivo a quello puntuale della pesatura in tutti i Comuni”.

Per quanto riguarda l’applicazione della TARI alle principali macro categorie delle attività del terziario di mercato, si notano anche qui marcati divari tra le diverse province del Veneto – lo studio a livello regionale ha riguardato le Province del Veneto con l’esclusione di Treviso). Come dimostra la tabella, la pressione del tributo permane particolarmente pesante per le attività di vendita delle pescherie, dell’ortofrutta e delle fiorerie, con una tariffa media che supera i 76,5 Euro/mq al mq, seguita da quella della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale (che varia tra i circa 47 e i circa 56 euro/mq).

Tariffe più contenute per gli stabilimenti balneari (3,14 euro/mq) e gli autosaloni o negozi a grande superficie espositiva (4,24 euro/mq), per i quali è stata rivista l’effettiva suscettibilità di produzione di rifiuto grazie anche alle correzioni intervenute tramite Confcommercio, che proprio per questo tra le sue priorità nel confronto con la pubblica amministrazione sta proseguendo nella ricerca di ulteriori correzioni per tutte le categorie.

“Bisogna che Comuni e società che gestiscono i rifiuti lavorino per migliorare i Piani finanziari, prevengano le distorsioni che fanno sì che alcune categorie siano particolarmente vessate da aliquote troppo elevate” – sottolinea Massimo Zanon, Presidente di Confcommercio Metropolitana di Venezia – “Come Confcommercio Metropolitana abbiamo avuto modo di confrontarci con le Amministrazioni comunali, e in qualche caso le nostre segnalazioni e proposte sono state accolte: ne hanno beneficiato non solo le singole imprese di quella categoria, ma tutta la rete economica della città. Questa è la strada che dobbiamo perseguire: grazie alla confederazione abbiamo predisposto un vero decalogo con i miglioramenti che si possono e si devono fare”

Infatti, Confcommercio-Imprese per l’Italia propone un vero decalogo per rendere più efficiente il sistema di raccolta dei rifiuti, abbattere i costi, rendere più eque le aliquote tra le diverse categorie e sottocategorie. Commenta il Presidente di Confcommercio Unione Metropolitana Massimo Zanon: “Anche nel veneziano e nel rodigino questo decalogo costituirà l’agenda per proseguire i confronti con gli enti locali e con la società di gestione, per altro già avviati e in qualche caso con interessanti risultati sul piano della correzione delle distorsioni o dell’individuazione di sottocategorie che hanno consentito un’applicazione più equa e congrua alle specifiche attività economiche”.

Le proposte di Confcommercio-Impese puntano anzitutto ad una profonda revisione del sistema di prelievo, perché rifletta in modo effettivo e puntuale la reale produzione dei rifiuti da parte delle utenze, sia domestiche e che non domestiche, estendendo i sistemi di misurazione a tutti rifiuti assimilabili a quelli classificabili come urbani. Naturalmente occorrerà una radicale revisione del costo del servizio, rivedendo metodologie di calcolo e di elaborazione dei piani finanziari dei diversi Comuni e rivedendo la gestione complessiva dei rifiuti. Infine incrementare l’incentivazione dei comportamenti virtuosi a tutti i livelli, sia di utenza che di Comune e di società di gestione.

Il decalogo di Confcommercio per migliorare il servizio asporto rifiuti e rendere la TARI meno cara

  1. Richiesta di trasparenza sulle scelte operate dagli enti locali;
  2. Verifica della corretta attribuzione delle voci di costo nel Piano finanziario;
  3. Sollecitazione dell’Ente Locale perché introduca criteri premiali nel regolamento comunale per raggiungere elevati standard di rifiuto differenziato;
  4. Chiedere il recepimento delle sentenze più favorevoli alle imprese, quanto a superficie da considerare o a tariffa da applicare, in seno ai regolamenti comunali, per lo più disattese;
  5. Scomputare gli spazi e le aree scoperte, a seguito di opportune e correte verifiche;
  6. Promuovere la campagna per la pesatura periodica dei rifiuti prodotti da ciascuna categoria di utenza per superare le logiche presuntive;
  7. Spingere per l’adozione della tariffa puntuale, commisurando la tariffa all’effettiva quantità di rifiuto conferito e articolata in base alla qualità dello stesso.
  8. Sollecitare una nuova allocazione dei costi, per tenere conto del territorio e della dimensione delle diverse attività economiche;
  9. Prevedere sub categorie in seno al regolamento comunale, per evitare o minimizzare sussidi incrociati;
  10. Richiedere la ripartizione dei costi del servizio tra utenza domestica e non domestica effettiva, su criteri oggettivi, tenendo conto delle caratteristiche delle diverse zone urbanistiche del territorio comunale, della densità abitativa, della frequenza e della qualità dei servizi da fornire, elementi non sempre considerati nei regolamenti comunali.
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