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Comunicazione

Dalla Politica si attende oggi il coraggio di ascoltare

Dalla Politica si attende oggi il coraggio di ascoltare
di Francesco Antonich
Vicedirettore Generale Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia
Il clima pre elettorale è iniziato e ci accompagnerà, quasi come un avvento laico, nelle prossime settimane, diffondendosi nella nostra mediatica quotidianità. Ci attendono sondaggi, analisi, maratone televisive di commenti, di possibili scenari. Ci sentiremo dire cosa gli italiani pensano, cosa vogliono i giovani, ci sentiremo dire che la politica e i programmi politici li facciamo noi, così come noi facevamo la televisione, secondo un’arguta battuta di Renzo Arbore, che poi ci ricordava profeticamente, ricordate, che avremo comunque fatto la fine della sarabanda di Indietro tutta!. In questi giorni si succedono quasi schizofrenicamente dati positivi sulla crescita del prodotto interno lordo, sulla ripresa e dati della Caritas che ci ricordano che le favelas non sono poi così distanti dal centro delle nostre città visitate dal mondo. Si succedono dati su incrementi degli investimenti ma su un andamento dell’occupazione che, finita la “tirata” degli incentivi, comincia a ritornare con una dinamica coerente con il miglioramento della dotazione tecnologica di alcune imprese e con una conseguente contrazione del bisogno di capitale umano, sia esso fisico che intellettuale. Quest’ultimo, anzi, sembra ancora più volatile e sempre meno attratto dal lasciarsi affascinare da una ripresa il cui ciclo è tutto da descriversi. E’ giunto il momento di una riflessione molto seria. Gli italiani, cittadini, imprese, giovani, famiglie, non crederanno né ai polli di Trilussa patinati degli algoritmi dei centri di ricerca, né alle proiezioni dei più autorevoli istituti di statistica nazionali: crederanno a quello che vedono, che vivono, che sperimentano e soffrono nella quotidianità. La percezione, è vero, è una cattiva consigliera e una pessima suggeritrice di decisioni, ma forse i guru delle borse che manovrano miliardi, compresi i soldi di qualche pensionato, operaio, impiegato risparmiatore che si è fidato della proposta di una banca ritenuta di fiducia, sotto casa, reagiscono in maniera più razionale quando dai loro video captano una notizia ancora da verificare? La politica dovrà dimostrare di essere davvero in grado di fare una campagna elettorale, ascoltando e non processando dati sugli elettori come kilobits demoscopici. Bisognerà ascoltare gli imprenditori, le imprese, i lavoratori, le famiglie: anche le loro percezioni, le loro preoccupazioni. Ma lo si è sempre fatto! Si griderà…. E allora perché si assiste ad un calo continuo dell’affluenza alle urne? La stagione delle riforme, quelle essenziali e quotidiane che potevano essere compiute con leggi articolate, certo, ma pur sempre leggi ordinarie, sono state rinviate a legislatura da destinarsi, mentre i partiti hanno spesso cercato di spiegare frammentazioni interne, questioni di leadership incomprensibili da chi si alza alle quattro del mattino per andare al lavoro o da chi, giovane, sceglie di sperimentare un Paese diverso o, forse, semplicemente normale. I programmi e, ancor più, i conti non sono ancora chiari, mentre la fiducia nelle istituzioni finanziarie e del credito, attende prove concrete per riemergere tra cittadini ed imprenditori. E’ tempo di tornare ad ascoltare, ma non solo i propri tesserati nelle kermesse di partito, ma anche, e soprattutto, chi finora non è mai stato ascoltato. I sondaggi, le statistiche che fanno decidere, alla fine sono sempre quelli delle personali testimonianze quotidiane di vita. Forse la miglior campagna elettorale, per molti futuri candidati, potrebbe essere proprio quella andare, non per una fugace visita mediatica, ma bensì per tutto il tempo che manca alle elezioni, nei luoghi di lavoro, nei luoghi dove si soffre, dove si assistono deboli ed emarginati, dove si fa solidarietà, dove in silenzio si crea e si produce, dentro la vita delle Italiane e degli Italiani… Dalle mani nella concretezza anziché sulle tastiere degli smartphone, dalle confidenze amare o speranzose, anziché dai cinguettii di Twitter, faccia a faccia con la vita anziché su Facebook, insomma dalle genuine, quotidiane relazioni umane tra cittadini ne sortirebbero molti spunti per programmi concreti, per una Politica nobile.
 

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