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Comunicazione

Proteggiamo il Veneto

Proteggiamo il Veneto: la furbizia di oggi sarà solo la povertà di domani
di Massimo Zanon
Presidente Confcommercio Veneto e Unione Metropolitana di Venezia
Ci sono investitori convinti che esistano ancora polli da spennare e comuni alla ricerca di incrementare le entrate IMU e di incassare gli oneri di urbanizzazione. Finalmente la Regione Veneto con la legge sul “consumo di suolo” ha dato una prima risposta che sarà tanto più efficace se davvero fermerà definitivamente la costruzione di nuovi grandi superfici commerciali e incentiverà il cambio dei capannoni esistenti e spesso dismessi non per ulteriori spazi commerciali ma, per esempio, per nuovi servizi alla collettività. Fermare il consumo di suolo vuol dire eliminare le condizioni che rendono più conveniente trasferire le attività commerciali fuori dal centro. Purtroppo si assiste ancora oggi all’apertura di cantieri di progetti approvati ancora nel 2007, quando il contesto economico era percepito ancora espansivo, completamente diverso dallo scenario reale attuale. Credo che non tutto ciò che è stato progettato e si realizzerà sarà poi aperto, troverà una domanda effettiva e sufficiente a rimanere sul mercato. Quali siano poi le fonti di finanziamento di queste operazioni, francamente è difficile dirlo. Ognuno risponde ai propri progetti imprenditoriali. E’ vero, in teoria ci sono leggi ma poi, alla fine, qualcuno riesce comunque a fare tutto. Ci si muove sempre sulla linea di confine, cogliendo le pieghe di una deroga qui, di un’eccezione là, ma sono soluzioni spesso “borderline”, altrimenti non ci sarebbero guadagni. Ma la furbizia di oggi credetemi, sarà la povertà di domani. Avremo centri urbani svuotati, un ambiente compromesso dal consumo di suolo e dal conseguente dissesto idrogeologico. Avremo cittadini che, senza alcun negozio sotto casa, non sapranno come fare per gli acquisti perché anziani o disabili. Perché il negozio di vicinato è anche e soprattutto un servizio sociale per la città. Ora, abbiamo una missione da compiere, operatori ed amministrazioni locali: proteggere il Veneto, il suo ambiente e i suoi abitanti: ce lo impone lo stesso Statuto di questa Regione! Su questa missione tocca ai decisori politici, e alla loro coscienza del bene comune, muoversi e guardare in prospettiva; quando per un introito immediato da IMU e dagli oneri fa morire il centro del suo paese, il sindaco non ha fatto il bene dei cittadini. Bisogna pensare a politiche attive, che consentano un’ottimale distribuzione delle merci dentro la città, agevolino l’apertura di negozi e di servizi nel centro cittadino, anzitutto senza soffocarle con la burocrazia e con procedure ed obblighi tarati sulle grandi imprese. Inoltre, quando un’attività vuole aprire in centro, deve sostenere costi elevatissimi per realizzare i parcheggi secondo gli standard della legge, mentre in periferia o fuori città questi costi sono di solito estremamente contenuti quando non addirittura marginali sull’intero investimento. E poi ci sono altri oneri diretti ed indiretti che gravano sugli operatori del centro e che la grande distribuzione per dimensione e logistica possono gestire grazie ad economie di scala. Va detto: grandi centri commerciali e negozianti dei centri storici non lavorano a parità di condizioni. E’ una lotta per la resistenza! Uno dei primi centri commerciali nel nostro territorio metropolitano è sorto a Portogruaro. Non è stata una passeggiata ma molti hanno resistito, diversificando il servizio, la qualità, l’assortimento.  Ma ci sono ancora margini per intervenire. Bisogna legare tra loro commercio e cultura, sviluppare la narrazione dei centri storici. Ancor più: fare squadra! Facendo squadra, non vedendo più nel collega solo un concorrente ma nella diversità dell’offerta la vera attrattiva per i clienti, come dimostrano molte strade caratterizzate proprio dalla presenza di negozi della medesima merceologia o da ristoranti, vere vie della moda, o del gusto e del divertimento. Le nuove generazioni, che stanno imparando molto anche da ciò che vedono e vivono all’estero, da questo punto di vista sono più flessibili e stanno rispondendo meglio e con idee e proposte coraggiose ed interessanti. A monte resta però il problema del decisore politico che tutti tirano per la giacca, ma che deve avere una visione più ampia; la deregulation, che finora ha imperato in nome di una falsa concorrenza, non può più continuare.
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